Bazar… Che passione!

bazar bozorg tehranDi bazar, tra Turchia ed Iran ne abbiamo visti tanti, ma veramente tanti! Però, per noi è sempre un piacere girare per le viuzze affollate di persone e traboccanti di merce di ogni tipo e qualità. Anzi, se in una città troviamo il bazar chiuso ci dispiace sempre tantissimo! Siamo affascinati dalla vitalità di questi posti, dai colori, dagli odori e per noi, che adoriamo conoscere persone e cercare di scambiare due parole con queste, i bazar sono i luoghi ideali nei quali entriamo senza paura di perderci.

Il nostro preferito è quello della città di Diyarbakyr in Turchia ed il Bazar Bozorg di Tehran. Sono molto diversi tra loro. Mentre il primo è abbastanza tranquillo e “lento”, dove le persone fanno i loro acquisti con tranquillità e calma, nel Bazar di Teheran regna invece la frenesia e esiste realmente il pericolo di venire investiti dai facchini dei negozi che spingono i loro carretti traboccanti di merci per le via strette ed affollate, ad una velocità impressionante. Entrambi i Bazar non sono a misura di turista, ma di viaggiatore. Infatti sono veri, autentici, alcune volte un po’ sporchi ma molto affascinanti!

Inoltre, devo dire che stiamo sempre di più affinando l’arte della contrattazione. Le prime volte eravamo un po’ timidi a chiedere riduzioni sul prezzo di partenza evidentemente troppo elevato, mentre adesso, tra un çay ed un altro, siamo diventati bravissimi e senza tanti scrupoli, anche se ovviamente non riusciamo mai a pagare un oggetto lo stesso prezzo di un turco o di un iraniano… Ma va bene così! 🙂

Tappeti, kilim e ancora tappeti…

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Una delle parole d’ordine nel nostro ultimo viaggio è stata “Tappeti”. Nei viaggi precedenti a quello di questo anno in Iran, abbiamo iniziato ad approcciarci a questo mondo, principalmente per i kilim. Tre anni fa infatti a Dogubayazit, in Turchia dell’est, abbiamo comprato il nostro primo tappeto, per la precisione un kilim fatto a mano con la tecnica Sumak di una quarantina di anni fa e ricavato da una culla curda per bambini. Lo scorso anno nel viaggio in Georgia, Armenia e Turchia ne abbiamo acquistati addirittura 4, spedendone 2 e portando in moto gli altri. Uno dei nostri passatempi preferiti è infatti quello di girovagare per i bazar e i negozi di tappeti per valutare, osservare, apprendere ed eventualmente acquistarne uno.

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Questo anno è stata la volta della patria per antonomasia del tappeto, l’Iran o per meglio dire in questo settore commerciale la Persia. Abbiamo visitato negozianti di tappeti praticamente in ogni città visitata, ma quelle più significative a riguardo sono state per noi Esfahan, ShirazTabriz e su tutte Tehran. Sì, a Tehran infatti nel Bazar Bozorg (quello grande a sud della città per intenderci), c’è una parte intera dedicata ai tappeti, come nelle altre città del resto. A Tehran però, non essendo una città molto turistica, a mio avviso è possibile trovare veramente di tutto e a prezzi ottimi! Non sono certo un esperto, però dopo aver girato in lungo e in largo questi bazar, alla fine una idea me la sono fatta! 😉

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Nel nostro viaggio abbiamo notato che il commercio di base dei tappeti persiani è incentrato principalmente su quelli nomadi (cioè quelli con disegni stilizzati, con colori più scuri e dalle forme un po’ meno armoniose) più che su quelli cittadini (cioè i classici con medaglione centrale, con motivi floreali e con i simboli islamici e zoroastriani). I tappeti cittadini di prima qualità infatti non sono facili da trovare in quanto costosissimi; all’estero sicuramente sì, ma nei bazar iraniani vengono venduti principalmente solo quelli che sono acquistabili anche dal normale cittadino iraniano, i tappeti nomadi appunto. Questo almeno è quello che abbiamo capito noi durante il nostro viaggio. Abbiamo visto anche una terza tipologia di tappeti, aventi sì il disegno “cittadino”, ma interamente realizzati a macchina in serie, con tessuti e colori sintetici e quindi privi di interesse, almeno per noi.

Vorrei ringraziare pubblicamente il buon Hossein Hosseiny di Tehran, dal quale abbiamo comprato un tappeto nomade in lana, realizzato a mano, con colori naturali e non più nuovo. E’ infatti degli anni ’70 e, per citare lo stesso Hossein, “Before revolution!”.