Beypazari… Antico borgo ottomano dell’acqua e della carota!

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Una delle città che ci è piaciuta di più nella Turchia anatolica è Beypazari (Beypazarı, in turco), anche perché è immersa fra i monti e arrivarci, specialmente in moto o in auto, è una vera goduria per gli occhi e per la mente: paesaggi collinari e montuosi stupendi, con panorami e scorci improvvisi dai colori intensi e sempre immersi nella natura, a parte i pochi villaggi e i paesini un po’ sperduti che si incontrano lungo la strada.

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Beypazari si trova circa 100 km ad ovest di Ankara, purtroppo non viene quasi mai menzionata nelle guide e nei racconti di viaggio. Tuttavia è una tappa che mi sento di consigliare per una breve sosta di un giorno o due al massimo, a chi voglia dirigersi da Istanbul fino in Cappadocia o viceversa, visto che si trova circa a metà strada. E’ una cittadina ottomana e il centro con le tipiche case in legno non ha molto da invidiare a quelli delle più blasonate Safranbolu e Amasya. Rispetto a queste però è una meta praticamente solo per i Turchi cittadini di Ankara che vengono qua a prendere una boccata d’aria sana, lontano dalla metropoli. Pertanto quando abbiamo visitato questa città eravamo praticamente gli unici stranieri presenti e, come spesso capita in questi casi, gli abitanti del luogo hanno dato il meglio di sé, in quanto a simpatia e ospitalità!

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Beypazari, oltre che per il tipico centro storico ottomano, oggi è famosa per le carote e per l’acqua minerale. Questa regione detiene infatti il primato della produzione di carote in Turchia e soprattutto fornisce una delle migliori acque minerali nazionali, la si trova praticamente ovunque in tutta la Turchia. A questo punto non resta che farci un salto quando ci troviamo da queste parti! 😉

Quattro giorni in Foresta Nera

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Questa estate abbiamo deciso di prenderci una pausa dai grandi viaggi in moto di un mese e più, così abbiamo trascorso quattro giorni in Foresta Nera (Schwarzwald, in tedesco) nella regione del Baden-Württemberg, in Germania del sud.
Siamo partiti da Pisa con la nostra auto e dopo poco più di 700 km, siamo arrivati a Gutach, piccolo paese al centro della regione, praticissimo per raggiungere tutti i posti di interesse o fare un po’ di sano trekking.

A Gutach abbiamo visitato il Museo all’aria aperta (Freilichtmuseum Vogtsbauernhof), dove è possibile visitare alcune delle più antiche cascine e fattorie della Foresta Nera. Ne siamo rimasti impressionati, la cura e l’attenzione a tutti i dettagli è veramente notevole.
In questa zona abbiamo visitato praticamente ogni borgo, da Wolfach a Triberg e Schiltach, da GengenbachAlpirsbach, dove è presente uno dei tanti birrifici della Germania. Vorrei fare presente che in quattro giorni abbiamo trovato tre grandi stabilimenti per la birra nel raggio di pochi chilometri! Questi i marchi: KettererAlpirsbacherFürstenberg. Ma sembra che ce ne siano più di 150!
Qui nel Baden-Württemberg però, oltre ad una buona birra, è possibile anche assaggiare un po’ della buona cucina tedesca del sud, il mio piatto preferito in assoluto sono i Käsespätzle (gnocchetti di patate con formaggio fuso) e a seguire praticamente tutti i piatti di carne con contorno di patate, letteralmente “in tutte le salse” e le mitiche torte dolci, alte anche 10 cm!

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Oltre ai tipici borghi immersi fra gli abeti della Foresta Nera, abbiamo visitato anche Baden-Baden e Friburgo (Freiburg im Breisgau). Entrambe non sono grandi centri urbani, per cui sono veramente piacevoli per trascorrere una giornata di vacanza: Baden-Baden è una città molto ricca, con uno dei più importanti teatri della Germania, sia per la musica classica che per la prosa; Friburgo è una cittadina universitaria, perciò molto viva e che vanta una delle più belle cattedrali in stile gotico della Germania.

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Abbiamo soggiornato nella Gasthof, Gutacher Rössle, a 2 km dal centro di Gutach. Vorrei salutare e ringraziare apertamente i cari Sylvia e Axel, proprietari della Gasthof, che ci hanno letteralmente fatto sentire a casa.

Diario di viaggio in Turchia… Giorno 22

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giovedì 06/08/09: Kayseri, Avanos, Goreme, Uçhisar – 80 km
(tappa di trasferimento e turistica)

Sveglia tranquilla oggi, tanto dobbiamo fare solo ottanta chilometri per arrivare in Cappadocia dove staremo tre notti; alle nove e mezzo finiamo di caricare la moto, ma prima di partire un saluto al nostro amico Sahin al suo çay evi è un must! 🙂
Uscendo dalla città prendiamo per Nevsehir e in poco meno di un’ora siamo già al caravanserraglio “Sarihan” alla periferia di Avanos. Il paesaggio, illuminato da un sole stupendo, è veramente caratteristico e unico nel suo genere: campagne piuttosto brulle, con poche coltivazioni di vite a terra e tanti affioramenti di roccia calcarea. Man a mano che ci avviciniamo a Çavusin e Goreme iniziamo a vedere i primi camini delle fate sparsi, le tipiche formazioni rocciose a cono con il “cappello” in cima! Silvia c’è già stata qualche anno fa e me l’aveva descritta, avevo poi visto un sacco di foto, ma effettivamente vederla dal vivo è impressionante! Specialmente le piccole valli sparse che si vedono dalla strada sono bellissime…
Mentre guido, il fatto di essere venuto qua in moto mi esalta un sacco, alla faccia di tutti i tour organizzati! 🙂

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Entriamo a Goreme, il paesino è tipicamente a misura di turista ed è invaso dai pullman vacanzieri. Poco male, noi tanto in moto andremo dove ci pare! Proseguiamo e saliamo su fino a Uçhisar, altro paese che domina tutta la vallata dell’”Open air Museum” dall’alto. Sulla strada principale che porta al castello nella roccia di Uçhisar, ci fermiamo a consultare la Lonely. Mentre mi tolgo il casco iniziando un po’ a “smontarmi”, visto che è parecchio caldo, ci passano accanto due moto con due coppie di turisti italiani e si fermano a salutarci: vengono da Vicenza e da Avellino e hanno rispettivamente un BMW GS 1200 e un KTM ADV 950. Dopo aver scambiato due parole, con la promessa di ritrovarci più tardi per passare la sera insieme, ci consigliano di andare alla “Kaya Pension”, una pensioncina molto carina con posto per le moto nel relativo cortile e una bellissima terrazza panoramica. Sulla guida non c’è, ma andiamo a vedere visto che è subito dietro la curva. Appena arrivati, parcheggiamo ed entriamo: il proprietario parla solo turco e francese, che io non conosco, ma tanto per questo c’è Silvia. Gli diciamo che ci hanno consigliato gli altri ragazzi italiani e lui ci offre lo stesso sconto praticato a loro dandoci la stanza per settanta lire a notte compresa la colazione. Beh, è sicuramente di più di quello che abbiamo speso finora, ma siamo in Cappadocia e sapevamo che avremmo speso qualcosa in più… 🙂
La nostra stanza è veramente carina: ci sono due letti singoli, l’arredamento è minimalista, ma curato, è tutta completamente scavata nella pietra calcarea, pulitissima e… Fresca! Il condizionatore non c’è, infatti non serve visto che siamo all’interno della roccia. Anzi notiamo subito che ci sono i piumoni sui letti e quasi sicuramente li utilizzeremo! 🙂

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Ci facciamo subito la nostra bella doccia rinfrescante, le tute da moto infatti puzzano talmente tanto che se ce le infiliamo anche solo per un’ora il risultato è inevitabile… 🙂 Appena piazzati e dopo aver fatto un po’ di bucato con la nostra solita catena di montaggio (Silvia lava mentre io strizzo e stendo), usciamo per le stradine di Uçhisar e immortaliamo subito delle belle vedute panoramiche sulle valli intorno. La prima che notiamo è quella detta dei “Piccioni”, che collega il paese con Goreme, così chiamata per le numerose piccionaie sparse.
Dopo aver pranzato riprendiamo l’esplorazione del paese e arriviamo fino alla piazza centrale davanti al castello di Uçhisar; notiamo diversi turisti, principalmente francesi. Scopriamo infatti che qui quasi tutti gli alberghi e pensioni sono gestiti da loro. La piazza è piena di negozi di souvenir e tappeti; beh, domani o dopodomani compreremo qualcosa sicuramente! 🙂
Camminando trovo una bella Africa Twin parcheggiata davanti ad un negozio ed entriamo a guardare. Saluto il ragazzo all’interno e gli faccio i complimenti per la “Regina”. Per chi non lo sapesse l’Africa Twin è una moto enduro di una quindicina di anni fa, soprannominata appunto così… 🙂
Il giovane turco si chiama Edip e fa il “leatherman” come si definisce lui: d’estate lavora la pelle e il cuoio qui in Cappadocia mentre d’inverno fa il contadino ad Adana. Parliamo per quasi un’ora illustrando io il nostro viaggio e lui il suo lavoro! In realtà un po’ a gesti, un misto fra il turco e l’inglese, il “turkese” come l’ho ribattezzato poi io, ma ci capiamo alla grande! Alla fine mi viene un’idea… Perché non mi faccio fare una bella cintura di cuoio e sopra mi ci faccio incidere qualche simbolo della Turchia? Così per ricordo… Mentre gli spiego come la vorrei l’idea migliora nella mia testa: quasi quasi ci faccio incidere l’Ararat, i Camini delle Fate e la scritta “Turkiye 2009”. Diventerà così un piccolo diario per immagini di questa splendida vacanza! Ok, non è una cosa originale visto che l’ha fatta prima di me Christopher McCandless, lo sfortunato ragazzo americano a cui si è ispirato Jon Krakauer per il suo romanzo “Into the Wild”, però mi sembra veramente ottimo e unico come souvenir… 🙂 Edip mi dice che mi costerà sessanta lire e che sarà pronta domani sera… Ottimo! 😀

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Verso le sette vediamo un’altra coppia di motociclisti italiani intorno alla loro moto parcheggiata sulla strada, così ci facciamo avanti e ci presentiamo. Sono di Rovereto e si chiamano Roberto e Elena, sono arrivati in Turchia da pochi giorni passando dalla Grecia dove sono sbarcati col traghetto proveniente da Ancona. Fra una chiacchiera e l’altra decidiamo di passare la serata insieme e di andare a vedere il tramonto dal castello per poi andare a cena al ristorante del nostro albergo. Fuori dalla biglietteria troviamo anche le altre due coppie di italiani che sono appena tornati da un giro in moto tutto il giorno. Facciamo così un bel gruppone e andiamo a goderci il tramonto del sole e la salita della luna dalla cima.
Alla “Kaya Pension” mangiamo “çorba”, carne alla brace, verdure fresche, ayran, pane e per finire “baklava”… 🙂
Domani i ragazzi di Vicenza e Avellino andranno a vedere il “Tuz Golu”, il Lago Salato vicino ad Aksaray, mentre io, Silvia e i ragazzi di Rovereto staremo insieme nei dintorni di Goreme, Çavusin, Zelve e Avanos. Infatti loro vorrebbero chiedere informazioni e consigli domani mattina ad un signore italiano di nome Enrico, che hanno trovato in paese appena sono arrivati e che si è offerto di dar loro una mano… Ma certo! Enrico, l’amico di Montana di Diyarbakir! Cavolo, ce ne eravamo completamente dimenticati… Beh, ovviamente approviamo e ci diamo appuntamento a domani mattina fuori dal nostro albergo per poi andare a ricevere qualche dritta sulle cose da vedere… 😉