Road Signs and Customs!

Turchia-Hopa-2011

E’ dal 2008 che viaggio con il mio mezzo, perciò non è che sia proprio un novellino, ma ogni volta che leggo i cartelli stradali è sempre un brivido lungo la schiena! Gradualmente sono passato da quelli francesi, spagnoli e portoghesi a quelli dei paesi della ex Jugoslavia, per arrivare poi a quelli bulgari, turchi e infine georgiani e armeni lo scorso anno. Ma è stato tre anni fa nei pressi di Van, in Turchia, quando ho visto per la prima volta il cartello giallo Iran che mi sono detto “Prima o poi ci vado”… Come lo scorso anno del resto nei pressi di Tbilisi, capitale della Georgia e a Yerevan, capitale dell’Armenia, dove il cartello Tehran ha sempre dominato sugli altri nella mia mente, nonostante il fascino dei caratteri georgiani e armeni!

Turchia-Van-2009

La molla finale è stata l’incontro con un camionista iraniano alla dogana turca di Posof lo scorso luglio al rientro dall’Armenia e dalla Georgia: un uomo sulla cinquantina dall’aspetto semplice, vestito come un Italiano degli anni ’50 (sembrava uscito dal film di De Sica “Ladri di biciclette”) e con un modo di fare pacato che al mio cenno di saluto con la testa risponde altrettanto, con la differenza che in più mi fa passare avanti nella fila per l’ultimo timbro sul passaporto! E’ lì che sono stato conquistato, devo assolutamente entrare in contatto con questo popolo e toccare con mano la sua ospitalità e poter ammirare la bellezza della Persia, come viene chiamata qui in Italia se non si vuole spaventare l’interlocutore con quella brutta parola… Quell’11 luglio e fino al rientro sulla soglia di casa il 23, dodici giorni dopo, in testa ripetevo a me stesso solo una frase “L’anno prossimo sarà Iran!”.

La malinconia negli occhi degli Armeni

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La povera e piccola Armenia ha svolto la funzione di cuscinetto tra nazioni e fazioni in guerra per millenni e la sua popolazione ne ha pagato le conseguenze molte volte. Gli Armeni sono fuggiti via mare o attraverso deserti torridi, subendo le vicissitudini che portavano a continui cambiamenti di confine o ai capricci di conquistatori di imperi provenienti da remote capitali. I confini nazionali del passato e del presente tendono a variare a seconda della persona con cui si parla.

Armenia-2011

Le persecuzioni e i massacri che gli Armeni subirono dai Turchi e sfociarono nel genocidio nel 1915, deportandoli con la forza e uccidendoli da uno a due milioni (secondo la versione armena ancora non pienamente riconusciuta dal governo turco), hanno segnato profondamente la popolazione. Nello sguardo e negli occhi delle persone, è sempre presente una profonda malinconia e malessere, dovuto soprattutto alla povertà e alla elevata corruzione a favore delle poche persone ricche di Yerevan e a scapito del resto (la maggioranza) dei cittadini.

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Yerevan è la capitale del paese ed è la città dove viene destinata la maggior parte delle risorse. Mentre in altre città armene, come ad esempio Vanadzor (seconda per importanza e grandezza) è frequente vedere persone che portano a “guinzaglio” la propria mucca, a Yerevan la realtà è completamente diversa. In centro possiamo trovare negozi di abbigliamento ed altro, di marchi come Dolce & Gabbana, Prada, Calvin Klein e locali come il Billionaire di Flavio Briatore. Non posso giudicare appieno l’Armenia ed il suo popolo, in quanto abbiamo visto veramente poco di questo paese, ma la realtà che abbiamo visto, per noi, è stata molto negativa ed è per questo che abbiamo deciso di trattenerci per così poco tempo. Sicuramente in Armenia ci sono posti che meritano una visita, ma subito dopo aver visto persone arrivare a stento alla fine della giornata, vedere la faccia sorridente di Briatore su un cartellone pubblicitario posto all’entrata del suo nuovo locale, proprio non c’è piaciuto!

Vodka? Nooo… Chacha!

Kutaisi-2011

Kutaisi per importanza e dimensioni è la seconda città della Georgia. E’ una città viva, con un mercato cittadino coperto molto animato dove viene venduto ogni genere di frutta, verdura e carne.

Arrivati a Kutaisi non è stato difficile trovare un hotel, ci siamo affidati alla nostra guida, la Lonely Planet e siamo andati diretti al Beka Hotel, gestito dal simpaticissimo David e dalla sua famiglia. Ovviamente, non parlano inglese, ma riusciamo a capirci ugualmente. David ha lavorato diversi anni in Portogallo, quindi parla portoghese, un pò di castigliano e poi… Poi c’è sempre il linguaggio internazionale dei gesti! La colazione è molto abbondante: uova, pane, marmellata, formaggio…

Kutaisi-Beka-hotel-2011

Ci viene offerto anche un buonissimo çay georgiano, il Gurieli Export, proveniente dalla zona di Zugdidi, sul Mar Nero. Quando la colazione sta per finire, David ci porta due bicchierini (come quelli da vodka) e una bottiglia, spiegandoci, sempre in portoghese misto al castigliano ed al russo, che a Kutaisi ci sono molti batteri e quella era come una medicina… Noi abbiamo capito subito che si trattava di qualcosa di alcolico, quindi abbiamo chiesto “Vodka?” e lui, quasi scandalizzato “Nooo, vodka nooo… Chacha!“. E noi, per non deludere il nostro amico David, abbiamo accettato volentieri anche il secondo bicchiere!

NOTA: La Chacha (ჭაჭა) è molto simile alla grappa italiana. E’ fatta di vinacce (residuo della lavorazione dell’uva, formato da graspi, bucce…). Può anche essere prodotta con uve non mature e in alcuni casi con fichi, mandarini, arance, o gelso. La Chacha non è realmente disponibile in commercio, non è regolamentata o venduta nei supermercati, ma di solito è prodotta ed imbottigliata “in casa”.